Non Solo Ambiente, 3 Maggio 2022
di Maria Grazia Persico
Intervista a Fabrizio Fassone, Regional Vice President JAGGAER Italia
JAGGAER aiuta le aziende nell’intraprendere un percorso di sostenibilità implementando processi di Spend Management. A suo avviso quali sono i settori merceologici che riscontrano maggiori difficoltà nell’adottare un approccio “digitale” e per quale motivo?
Certamente i sistemi digitalizzati aiutano a perseguire gli obiettivi di sostenibilità rendendo l’azienda più consapevole e abilitandola a intraprendere un percorso ESG negli acquisti. Ad esempio la nostra piattaforma JAGGAER ONE, versatile e adattabile alle esigenze di ogni azienda, è in grado di raccogliere i dati sui fornitori arricchendoli di informazioni con l’ausilio di banche dati esterne, per definirne il rating di sostenibilità.
Un grande aiuto, sempre aggiornato, per restituire al cliente una vista accurata sulla propria supply chain: oggi parlare di sostenibilità significa affrontare tematiche molto diverse, dall’impatto sull’ambiente alla compensazione di anidride carbonica, fino al rispetto di regole etiche e di diversity dei propri fornitori in tutto il mondo. Un elemento chiave per questo – e sempre più clienti ce lo stanno richiedendo – è la predisposizione di questionari ad hoc, per valutare la sostenibilità di ogni anello della catena di fornitura. Quello che notiamo è che la maggiore parte delle aziende che si sta impegnando nei valori ESG tende a concentrarsi nel compensare l’emissione di anidride carbonica finanziando progetti di sustainability: è solo la punta di un grande iceberg.
La nostra azienda, anche forte di una cultura internazionale che si è resa da tempo più sensibile a questi temi, ha pubblicato il primo JAGGAER Environmental, Social and Corporate Governance (ESG) Report, un documento che testimonia il ruolo sempre più rilevante di JAGGAER nel promuovere le best practice ESG sia all’interno della propria organizzazione sia aiutando i clienti, di tutti i settori compresa la pubblica amministrazione, a fare lo stesso nella gestione degli acquisti grazie al supporto della digitalizzazione. Molte le azioni intraprese. Dall’ambiente, affrontato con la riduzione di carta e dispersione di energie, al sociale, grazie ad una collaborazione tra acquirenti e fornitori che assicura maggiore visibilità lungo l’intera supply chain e un progetto di human equity volto a creare un ambiente di lavoro sempre più inclusivo, alla governance con l’integrazione di dati operativi e di analisi relativi agli acquisti che permettono alle aziende una migliore visibilità sulla spesa e – al suo interno – con un programma di corsi e formazione su argomenti come l’etica aziendale, i pregiudizi inconsci e i diritti umani.
La pandemia da Covid 19 ha comportato l’adozione di nuovi comportamenti e sottolineato come la digitalizzazione sia uno strumento essenziale non solo per la vita dei singoli ma anche per i processi produttivi, comportando difatti una riduzione dei costi in numerosi casi. Ma vi è un dato su cui riflettere: l’Italia è tra i Paesi europei meno digitalizzati. Quali potrebbero essere a suo avviso delle soluzioni valide per poter colmare questo gap?
È stato recentemente aggiornato il DESI, l’indicatore di digitalizzazione dei paesi e l’Italia risulta essere in leggero miglioramento pur rimanendo tra le ultime in Europa nell’uso della digitalizzazione ad ampio spettro. Ma la pandemia ci ha anche insegnato quanto sia vitale la digitalizzazione, che ci rende in grado di operare da casa come dal proprio ufficio. È questo anche il senso del PNRR: promuovere l’innovazione digitale dell’intero tessuto imprenditoriale, partendo dalle PMI che potrebbero aumentare la propria competitività grazie al digitale. Durante i mesi più duri del lockdown abbiamo avuto molte richieste di clienti che ci chiedevano di estendere i moduli già implementati anche ad altre funzioni, per garantire la business continuity mantenendo inalterati i livelli di sicurezza: la continuità delle catene di fornitura, sempre più lunghe e globali, è fondamentale e la tecnologia può aiutare a ridurre i rischi di interruzione e di impatto sul business, che sono sempre più cruciali.
Le grandi aziende lo hanno capito benissimo e sono ormai dotate di strumenti di digitalizzazione dell’intero ciclo. Ma il mondo pubblico non è da meno. Tra i nostri clienti una best practice illuminata è quella di Enel che ha illustrato il proprio percorso ai fornitori attraverso dei questionari di qualifica sviluppati ad hoc, cercando di valutare il loro tasso di reattività all’innovazione. Una mossa intelligente, che va anche nella direzione di aiutare la filiera a crescere in termini di sostenibilità e innovazione, coerentemente con il percorso intrapreso dall’azienda. È il mercato in ogni caso a trainare questa rivoluzione, ormai inarrestabile: tutte le grandi opere internazionali oggi obbligano i propri fornitori a lavorare attraverso un portale digitalizzato e la resistenza delle imprese non può che allontanare il prodotto italiano dalle grandi forniture. È davvero questo il momento di rendersi disponibili ad un nuovo futuro, sempre più tracciabile, pulito ed esg, facendosi trovare pronti.
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